COME REALIZZARE UN VIDEO PER UN’INTERVISTA: UN ESEMPIO PERFETTO DI VIDEO STORYTELLING
COME REALIZZARE UN VIDEO PER UN’INTERVISTA: UN ESEMPIO PERFETTO DI VIDEO STORYTELLING
DATA DI PUBBLICAZIONE: 08-04-2020RUOLO: SEO & Senior Copywriter
Video storytelling: come si racconta una storia attraverso una Video Intervista
- Case History
Video-intervista a Edoardo Tresoldi - Topic
Testimonial Branding - Project
Realizzazione video e articolo blog sito web - Author
Daniela Secci
Obiettivo:
Ci è stato chiesto di realizzare un’intervista a Edoardo Tresoldi, un progetto a 360° che prevedeva la realizzazione di un video, un articolo per il vlog del sito web e la veicolazione sui Social degli stessi.
Abbiamo, quindi, concordato l’incontro e, carichi della nostra attrezzatura, siamo andati a Milano ad incontrare Edoardo e il suo staff nello studio di via Mecenate, inaugurato il 28 giugno 2019.
Indice:
- Perché girare un video?
- Social Media Marketing e Video Storytelling
- Le fasi di produzione video: Regista e video maker all’opera
- L’articolo blog dell’intervista: Come scrivere un articolo per un vblog?
Quando qualcuno mi chiede informazioni sul mio lavoro, non posso fare a meno di sorridere e di rispondere che faccio il lavoro più bello del mondo. Scrivere è ciò che più mi piace in assoluto e farlo non solo per diletto ma anche a livello professionale è davvero una fortuna e un privilegio.
Quando poi, nello svolgimento del mio lavoro, capita di incontrare persone in grado di aprire nuove finestre mentali e di mostrarmi orizzonti nuovi, allora è davvero il massimo!
La video-intervista che abbiamo avuto il piacere di fare a Edoardo Tresoldi è uno di questi momenti e sono felice di raccontarvi come è andata!
Perché un video arriva in maniera molto più diretta rispetto a un testo scritto, ti fa entrare dentro la storia e se combini una clip con un buon copywriting (e lo fai bene!), stai mettendo in atto la miglior strategia di comunicazione, la più potente!
Perché qualunque sia l’obiettivo del video – pubblicità, conversione, branding, lead – attraverso le immagini puoi catturare l’attenzione dello spettatore e attraverso le immagini e l’audio portarlo all’interno di una narrazione (o storytelling) che crea partecipazione.
Perché stiamo realizzando un progetto dedicato al web, dove gli utenti hanno un tempo medio di attenzione di pochi secondi: se vuoi far breccia e farli fermare sulla tua pubblicazione, devi offrire loro qualcosa di interessante che li spinga a fermarsi, a trattenersi, guardarti e leggerti.
Nel nostro caso specifico, raccontare Edoardo Tresoldi senza immagini sarebbe stato molto difficile perché le sculture di Edoardo non si possono spiegare con le sole parole ma devono essere viste o, più precisamente, “vissute” con tutti i sensi.
Inoltre, poter vedere in primo piano la persona intervistata, misurarne le espressioni e le sottili sfumature di sguardo, gesti e postura, nell’insieme dell’ambiente a cui appartiene – il suo studio, i suoi libri, i suoi collaboratori – crea un’immediata empatia. Il video è narrazione.
Da un punto di vista linguistico la narrazione è un racconto, ma è una definizione alquanto riduttiva, perché a pensarci bene, è lo strumento attraverso il quale diamo la nostra interpretazione della realtà e con la quale interagiamo con il mondo sociale nel quale viviamo.
È un modo per comprendere e comunicare quanto ci circonda e per trasmetterlo agli altri.
Consciamente o inconsciamente, di fatto, non facciamo altro che narrare.
Quindi, dovendo raccontare un evento, condividere un’esperienza, comunicare un’informazione, qual è il mezzo più efficace di narrazione per il web?
Quello che riesce a catturare l’attenzione dell’utente e a mantenere la sua attenzione: il video!
Come abbiamo accennato prima, il nostro video è destinato al web e, quindi, oltre che nel vblog del sito, viene veicolato attraverso le Piattaforme Social: il modo migliore per entrare in relazione con nuovi potenziali clienti e far conoscere il Brand con una azione di Co-Branding.
Lo storytelling che deriva dall’intervista, mette Edoardo al centro della narrazione. Tuttavia, l’esperienza narrata si ricollega a un bisogno e a una necessità comune con l’utente/spettatore: la protezione e la sicurezza sul lavoro.
Attraverso il video e l’intervista abbiamo evidenziato un’esigenza comune sia all’utente che a Edoardo, avvicinandoli e abbiamo emozionato con le immagini delle sue opere.
Se ci pensate bene, le storie hanno quasi sempre come oggetto un “problema” da risolvere:
PERSONAGGIO + SITUAZIONE DIFFICILE/PROBLEMA + TENTATIVO DI SUPERAMENTO/SOLUZIONE
Nel nostro caso specifico, la video-intervista a Edoardo Tresoldi ha raccontato come lui (il personaggio), scultore e autore di opere monumentali, si trovi ad affrontare tutti i giorni situazioni di pericolosità lavorativa (problema: bisogno di protezione e sicurezza) in cantiere per la realizzazione e la messa in opera delle sue creazioni. La soluzione al problema (il tentativo di superamento) è data dall’utilizzo di dispositivi di sicurezza adeguati, anzi ottimali: le scarpe da lavoro e l’abbigliamento tecnico U-POWER.
La costruzione dello storytelling è perfetta, le immagini visive ci aiutano a entrare nel mondo di Edoardo attraverso la condivisione delle fasi e degli spazi di lavoro, dello studio in cui trasforma le sue visioni in progetti da realizzare, suscitando emozione, curiosità, interesse, empatia.
Abbiamo creato una potente strategia di comunicazione che mette il nostro cliente (U-POWER) nella posizione del risolutore del problema, con un prodotto la cui qualità è testimoniata da uno dei maggiori rappresentanti dell’Arte Contemporanea del mondo (testimonial autorevole).
La veicolazione attraverso i Social permette la selezione di un pubblico di interesse mirato e ben definito per il raggiungimento di reali nuovi potenziali clienti.
Attraverso la realizzazione di un video di qualità, a cui abbiamo affiancato un copywriting ben studiato e una pianificazione editoriale con un pubblico ben identificato, ecco che siamo riusciti a raggiungere un target sensibile e interessato con il quale la nostra azienda cliente può costruire un rapporto di fiducia che creerà conversione, autorevolezza e aumento delle vendite.
Come realizzare un video? Quali sono stati i passaggi partendo dal progetto video alle riprese video e le riprese aeree con drone fino al montaggio video e alla post-produzione?
Lo raccontiamo attraverso le parole del videomaker del nostro team:
Prepararsi per un’intervista video può sembrare una cosa semplice, ma non lo è! Tutto, a partire dall’inquadratura di un soggetto che parla, statico su una sedia, dà modo allo spettatore di rilevare eventuali “pecche”. Di certo, è una inquadratura tra le più ardue.
Il primo pensiero è la location: ci sarà abbastanza spazio per le luci e la nostra attrezzatura? Ci sarà abbastanza luce? Abbiamo abbastanza luci? E’ umido? Farà caldo?
Speriamo siano gentili e abbiano il caffè! (n.d.r. sono stati più che gentili e avevano il caffè!)
Il secondo pensiero è sulla persona che intervistiamo: sarà simpatico, sarà altezzoso o nervoso e imbarazzato?
Comunque sia, siamo professionisti: a noi interessa portare a casa un buon lavoro e troveremo il modo di mettere Edoardo a suo agio e di avere la sua collaborazione, anche se l’approccio migliore è sempre quello di stringersi subito la mano e instaurare un buon rapporto di amicizia.
Una volta arrivati nello Studio Tresoldi Milano, cerco subito di entrare nell’atmosfera del posto.
Ci sono dei ragazzi che ci accolgono e sembrano felici di vederci: un punto a nostro favore!
Perché una persona ben disposta sarà più propensa a farsi riprendere con naturalezza.
I collaboratori dell’ufficio sono molto cordiali: sarà un’ottima giornata lavorativa!
Prendiamo l’attrezzatura: un vero e proprio trasloco!
E subito si disegna la scena di come realizzerò le riprese: dove intervistiamo Edoardo?
Il suo studio sembra essere il posto che maggiormente lo rappresenta: è caldo e vissuto, rispecchia la sua personalità e ci aiuta a conoscerlo prima di incontrarlo di persona.
Quando si stabilisce dove effettuare le riprese dobbiamo concentrarci sulla fotografia: il background, gli oggetti di scena, lo spazio, i materiali.
Dobbiamo valutare la morbidezza della luce, calcolare come cadranno i raggi del sole al momento delle riprese…
Prima di posizionare i cavalletti, facciamo dei test con i riquadri dello schermo: l’immaginazione è una cosa ma dobbiamo essere sicuri di poter realizzare il nostro pensiero!
Studiamo l’angolazione e, per farlo, chiediamo la collaborazione dei colleghi che si prestano come modelli.
Quando nel piccolo riquadro del nostro monitor tutto sembra armonioso, togliamo tutti gli oggetti che potrebbero disturbare la fotografia; copriamo i fasci di luce naturale che potrebbero cambiare nel corso delle riprese e solo a questo punto possiamo posizionare le luci artificiali.
Le luci sono vitali per ottenere un’ottima fotografia: è qui che si fa la differenza! Se la fotografia è sbagliata, restano solo due possibilità: un lungo lavoro di post-produzione o cancellare tutto e rifare…
Il sensore della telecamera, purtroppo, non è come l’occhio umano. Ha bisogno di essere viziato e il minimo respiro di luce può cambiare tutto.
Se c’è troppa luce in un punto l’immagine verrà troppo luminosa e quindi bruciata. Si perderanno probabilmente delle informazioni colore su quel punto, che sarà irrecuperabile.
Se ce n’è troppo poca, invece, il problema è risolvibile; in qualche modo una pezza ce la si può mettere, ma sarebbe meglio evitare…
Quindi è bene provare e riprovare, controllare sul monitor e giocare con i colpi di luce. Per fortuna, abbiamo a disposizione una buona attrezzatura!
Adesso, è il momento di stabilire che stile vogliamo dare all’intervista. In genere, si usano almeno due telecamere per tutta una serie di motivi:
- Trattandosi di un’intervista statica, il soggetto non si muoverà. Quindi variare inquadratura aiuterà a rendere la storia più morbida e vicina a chi ascolta. L’inquadratura larga farà vivere lo spazio che circonda Edoardo, quella stretta ci farà vivere Edoardo più da vicino.
- Abbiamo bisogno di “stacchi” e di tagliare l’intervista, nel caso lui sbagliasse o ci fossero punti di sospensione troppo lunghi. Quindi, dobbiamo essere previdenti e metterci nella condizione di poter fare un lavoro di post-produzione in cui tagliare i punti scomodi e riprendere dal punto dell’intervista successivo buono, passando attraverso l’altra inquadratura per nascondere il trucco.
- La tecnologia ha fatto passi da gigante nel campo del video-making, ma non ci si può affidare completamente alla tecnologia. Ci sono sempre degli imprevisti (una batteria mal funzionante, una scheda di memoria che si blocca, una particella di polvere che non aveva niente da fare che finire sul nostro sensore sul più bello ecc..). Quindi è meglio avere sempre un backup… Usando una buona attrezzatura, sempre al passo con le innovazioni, gli imprevisti diventano quasi nulli. Possiamo stare sereni, ma anche no! Quindi ci portiamo sempre dietro il backup del backup.
A questo punto, passiamo a studiare il contenuto.
Studiamo le domande e pensiamo a come strutturare il montaggio video delle nostre riprese.
Un fermo immagine di cinque minuti di un viso che parla non è il massimo: Chi è quest’uomo? Che cosa fa? Possiamo raccontarlo con le immagini? Certo che sì!
Allora si fanno dei fegatelli. Cosa sono i fegatelli in gergo cinematografico?
I fegatelli sono dei brevi spezzoni che servono a raccordare due scene e sono vitali per l’intervista. Coprono i punti morti, ti salvano quando hai finito le idee, raccontano quello che succede al di fuori e all’interno di quello studio.
I fegatelli sono anche immagini di copertura fondamentali che rafforzano ciò che l’audio racconta.
Se si parla, come in questo caso, delle scarpe da lavoro che usano Edoardo e il suo staff, allora bisognerà mostrare qualcosa che rispecchi il racconto.
A volte bisogna andare di fantasia e non cadere nel banale. Si sperimenta e ci si sbizzarrisce.
Ma tutto deve essere in linea con quello che verrà detto durante l’intervista!
Quando, come nel mio caso, ti occupi non solo delle riprese ma anche del montaggio video, si è un po’ avvantaggiati: se sai cosa c’è dentro la tua telecamera, non torni a casa con un buco nel racconto e puoi già iniziare a crearti mentalmente la tua intro-video, pensi già ai raccordi che sicuramente ci saranno da mettere tra foto e video di archivio del cliente. Ti porti avanti, insomma…
Si cambiano obiettivi per differenziare le immagini. Si usano attrezzature particolari e ci si sbizzarrisce, come con il nostro Crane 3 che permette di eseguire riprese in movimento morbide. E poi il drone che offre sempre un punto di vista completamente diverso da quello di un operatore video a terra.
A questo punto tutto è pronto ed è il momento di incontrare Edoardo.
E’ un ragazzo giovane e solare, molto gentile. Promette bene per l’intervista!
Cerchiamo di accoglierlo e di metterlo a suo agio. E’ molto importante instaurare un buon rapporto, altrimenti si rischia di ottenere un effetto forzato e robotico.
Impostiamo il microfono pulce e facciamo gli ultimi audio test sul suo timbro di voce.
Ok, tutto è pronto, si parte!
Edoardo è solo un po’ imbarazzato, ma nel racconto non ci sono vuoti o momenti di difficoltà.
Le domande vengono poste dalla nostra collega, anche se non si vede in scena. Ci sono due ragioni:
- Primo: non è bello che il soggetto guardi dentro l’obiettivo. La presenza dell’intervistatrice fuori scena direziona lo sguardo di Edoardo al di fuori dell’obiettivo;
- Un’intervista diretta a tu per tu risulta molto più calda e naturale perché si parla realmente con una persona. A volte, ci si scorda anche di avere delle telecamere che riprendono…
Si schioccano le mani per sincronizzare l’audio delle telecamere, si usa il color checker per sincronizzare i colori della fase post-produzione.
Ora, occhi fissi sullo schermo, mani sulle cuffie per ascoltare se entra il minimo disturbo audio e…
Ciack, si gira!
In mezz’ora abbiamo già finito con lui. Una mattinata intera per impostare il tutto e trenta minuti per girare il video!
A Edoardo sono state sufficienti poche indicazioni e noi abbiamo evitato di opprimerlo con dei paletti come: non dondolare, tieni le mani ferme, non morderti il labbro…
Una persona, se comincia a pensare a tutto ciò che non deve fare, alla fine non riesce più a concentrarsi su ciò che, invece, deve fare.
E lui è stato bravissimo!
Inoltre, tenerlo sotto le luci con le telecamere accese per troppo tempo è controproducente. Potrebbe cominciare a sudare e quindi irritarsi.
Non lo abbiamo interrotto se non proprio quando necessario; non abbiamo fatto movimenti dietro la telecamera che avrebbero potuto distrarlo; non lo abbiamo fissato.
Abbiamo terminato, non ci resta che smontare tutto, fare il backup delle immagini e tornare a casa.
Non è mai facile fare un’intervista, ma abbiamo fatto un buon lavoro!”
Scrivere un buon articolo vblog è un mix di creatività, immaginazione, tecnica e analisi.
Senza la creatività e l’immaginazione non si può creare un contenuto di interesse ma senza la tecnica e l’analisi non si può catturare l’attenzione del lettore.
Inoltre, considerato che stiamo parlando di un vblog, entra in gioco anche la SEO e l’algoritmo di Google: una buona dose di ricerca e di analisi sono indispensabili affinché l’articolo risponda ai criteri imposti dai principali motori di ricerca e guadagni in visibilità.
Nel nostro caso specifico, l’articolo è un supporto alla video-intervista realizzata per il nostro cliente ed entrambi vengono pubblicati sul blog del sito U-Power.
Quindi, l’articolo deve essere in linea con il video e mantenerne lo stile.
Il video, come abbiamo visto, racconta Edoardo Tresoldi, il suo mondo e le sue opere ma l’obbiettivo è centrare l’attenzione su un problema che egli riscontra nella fase di realizzazione delle sue opere che sono, nella maggior parte dei casi, dei veri e propri cantieri.
Edoardo ha, quindi, bisogno di proteggersi e di utilizzare dispositivi di protezione individuale come scarpe e abbigliamento da lavoro. U-Power mette a disposizione di Edoardo una fornitura completa per lui e i suoi collaboratori e, attraverso l’intervista, ci porta testimonianza della qualità dei prodotti U-Power.
Nella stesura dell’articolo, avrei potuto scegliere due strade:
- riprendere l’intervista e trasporla per iscritto;
- raccontare il backstage e cercare di trasmettere le mie sensazioni personali creando empatia ed emozione. La presenza sul posto in qualità di intervistatrice mi ha permesso di acquisire sensazioni ed emozioni, di vivere un’esperienza diretta che ho poi condiviso attraverso l’articolo vblog.
Ho scelto quest’ultima strada. Perché?
Prima di tutto perché il video è sottotitolato: l’intervista è già scritta. Poi, perché l’utente si sofferma sicuramente in primis sul video e riproporgli lo stesso contenuto in versione “articolo” non avrebbe portato un risultato determinante, anzi!
Perché quello di Edoardo è un mondo che va raccontato attraverso le sensazioni e i sensi e trasmettere al lettore il dietro le quinte delle riprese lo portano maggiormente nel racconto (il nostro storytelling!) e lo indurranno, forse, a guardare il video una seconda volta per ritrovare i particolari narrati attraverso l’articolo.
Ho, quindi, deciso di non parlare dei prodotti U-Power – se non attraverso brevi accenni – ma di focalizzarmi sulle opere di Edoardo, cercando di trasmettere le emozioni e le sensazioni provate:
“Una leggerezza sorprendente, una soglia tra il visibile e l’invisibile in cui scoprire lo spazio come luogo in cui perdersi, una sorta di limbo sfumato che isola il visitatore dal mondo esterno ma che, al contempo, lo integra senza più alcuna frontiera spazio-temporale, in bilico tra passato, presente e futuro.”
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“Certo, a vederla arrotolata in bobine - è difficile collegarla alla leggerezza delle sculture, ma basta entrare nella zona uffici e sollevare lo sguardo per incontrarla di nuovo e, questa volta, ha una consistenza del tutto diversa: è diventata aerea.”
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“Osserviamo il team al lavoro e, intanto, siamo molto contenti di vedere che indossano le scarpe antinfortunistiche U-POWER!
Per noi è una bella soddisfazione sapere di poter contribuire – seppure molto indirettamente – alla realizzazione delle opere di Edoardo Tresoldi.”
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“Ci rendiamo conto che non siamo semplicemente in un laboratorio, in un “cantiere”, ma in una vera e propria “Bottega d’Arte”, come quella di Leonardo o del Brunelleschi, in cui si fa letteralmente scuola, si inventa e si lascia libero campo alla creatività che si manifesta in tutte le sue forme, anche quella della creazione di un nuovo strumento.”
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“L’ambiente ci racconta la sua storia, i suoi viaggi, le sue abitudini.
Sulla destra, la vecchia insegna della Pasticceria Tresoldi, l’attività della sua famiglia, e poi, appoggiata ad una parete una foto che la riprende.
Sugli scaffali, oggetti sparsi e di vario genere che raccontano momenti di vita.
Su un tavolo, numerosi libri accatastati, che parlano di arte, ma non solo. Tra questi ne riconosco due di Italo Calvino: del primo riesco a leggere il titolo “Le Città Invisibili”.
Davanti a una finestrella, una statuetta della Madonna e ai suoi piedi un promemoria di Paul Gauguin: “L’Arte o è plagio o è rivoluzione”.
E poi, un quadro di Edoardo, la scultura di una figura umana, rotoli di fogli da disegno raggruppati in una cassetta blu.”
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Se siete curiosi, vi invitiamo a vedere il video (link al video) e a leggere l’articolo (link all’articolo) per intero. E se siete interessati a capire come realizzare un progetto che includa la realizzazione di un video, di un vblog o la stesura di un buon articolo, contattateci!
Ho sempre avuto una particolare attitudine per la scrittura e ho sviluppato questa passione nel campo del Marketing e della Pubblicità trasformandola nel mio lavoro. Riuscire a catturare l’attenzione del lettore e coinvolgerlo nella lettura è, per me, una sfida e una gratificazione, che si tratti di un articolo blog, di un sito internet o di comunicazione sui Social Media perché sul Web la sfida è doppia e la SEO detta le sue leggi!
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